13 dicembre 2018: la fine del QE?

13 dicembre 2018: la fine del QE?


Save the date.

Il 13 dicembre si riunirà il Consiglio direttivo della BCE. Sarà una data storica perché dovrebbe sancire ufficialmente la fine del QE.

Gli esperti ipotizzano vari scenari:

La fantafinanza: c’è la teorica possibilità che la BCE, visti gli ultimi segnali da inflazione (tutt’altro che esasperata) e crescita (ancora zoppicante), prolunghi il Quantitative Easing. È un’ipotesi di fantafinanza. Sia perché Draghi ha già tracciato l’agenda lo scorso giugno, sia perché sarebbe un segnale di sfiducia troppo forte. Con il rischio di sortire l’effetto contrario alle intenzioni.

Gli effetti più realistici: dopo aver diminuito l’acquisto dei titoli (da 30 a 15 miliardi al mese), Francoforte li azzererà a partire da gennaio. Tranquilli, la BCE non sparirà di colpo: reinvestirà il capitale dei titoli a scadenza. E lo farà per tutto il tempo necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli. Continueremo quindi ad avere il supporto dell’Eurotower, per quanto più blando rispetto al recente passato.

Negli ultimi anni la BCE è stato un grande compratore di titoli di Stato ed è certo che i singoli Paesi d’ora in poi dovranno reperire tra i privati una quota maggiore di risorse.

E per quanto riguarda l’Italia?

Nel 2016 la Banca centrale europea ha acquistato BTP & Co. per un ammontare pari al 45% delle nuove emissioni a medio e lungo termine. Nel 2018 la quota scenderà al 24% e nel 2019 al 9,5%. Tradotto in euro: il rifinanziamento dei titoli a medio e lungo termine da parte dei privati (soprattutto banche e assicurazioni) passerà dai 165 miliardi del 2017 ai 201 del 2019.

Con una minore domanda di titoli sul mercato secondario, il rischio maggiore è che riemergano con forza le pressioni sui Paesi più esposti. Tra i quali l’Italia.”

Un nuovo Tltro?

La BCE potrebbe varare, forse già anticipandolo nella riunione del 13,  un nuovo Tltro (targeted longer term refinancing operation), cioè una nuova emissione di liquidità a costo agevolato a medio/lungo termine per prestare alle banche denaro a condizioni vantaggiose, in modo da impedire che le svalutazioni dei titoli di stato in portafoglio si traducano in una stretta creditizia.

Per fare una similitudine nella vita reale: cosa fa un’azienda quando la banca che finanziava la metà del suo fabbisogno chiude le linee di credito?? Se ha una buona reputazione cerca altri finanziatori offrendo un tasso ragionevole, se invece non gode di fiducia sul mercato deve pagare un premio per il rischio percepito molto più alto per trovare fianziatori… se li trova.

Acquistare BTP pensando che questi tassi siano un affare potrebbe NON essere una buona idea.

 

 

 

Sonia Bergo Wealth Manager

I commenti sono chiusi